sabato 23 maggio 2020

L'"AMBIENTE" NEI LIMITI DELLO SVILUPPO STEP 15

Nel 1972 venne pubblicato dal "Club Di Roma" il celebre rapporto denominato "The Limits To Growth" in cui tramite un'accurata simulazione matematica di nome World3 si andava a ipotizzare gli effetti a lungo termine della produzione consumistica che negli anni settanta stava andando a diffondersi nel mondo.
Verranno di seguito analizzati i risultati del rapporto e le conseguenze previste sia nell'ambiente inteso strettamente come natura sia in chiave sociale ed economica.

La profezia sul collasso dell'ambiente naturale


Il rapporto indica chiaramente come il perdurare del trend di crescita della popolazione e dell’economia, in un pianeta dalle risorse ambientali finite, porterà inevitabilmente l’umanità a raggiungere i limiti naturali dello sviluppo entro il XXI secolo, col risultato più probabile di un incontrollabile declino della popolazione e della capacità industriale e di un parallelo espandersi di diseguaglianze, malattie, epidemie, fame e conflitti. Per evitare il collasso, gli autori ritengono necessario interrompere in maniera programmata la crescita, o meglio perseguire un modello di sviluppo senza crescita della popolazione e della produzione, in equilibrio con l’ambiente. Il che non significa che non possano continuare a crescere tutte le attività umane che non implichino lo spreco di risorse non rinnovabili e che non comportino degrado ambientale. Gli autori invocano perciò un rinnovamento profondo della società e provvedimenti efficaci volti a non superare i limiti della capacità di sostentamento della Terra.
Tali conclusioni,ritenute all'epoca estremamente avventate e catastrofiche ,non risultano cosi distanti dall'evoluzione incessante delle problematiche ambientali legate all'inquinamento e alla diffusione del Covid-19 che allarmano sempre di più l'uomo moderno.



Il rapporto sui limiti dello sviluppo del Club di Roma
                                     Grafico che sintetizza le consclusione espresse nel rapporto
                                     "The limits to growth"

                                         


Le inevitabili conseguenze sull'aspetto sociale ed economico


Si può ,quindi ,affermare che il  libro mette in discussione il mito ottimistico del progresso continuo e senza fine delle società, non solo dell’Occidente, in età contemporanea.
 Le conclusioni ,che vanno ad identificare il progresso come causa della fine della nostra civiltà ,non si distinguono dalle tesi espresse dalla letteratura italiana ed europea dello stesso periodo che addirittura, in chiave carducciana , andava ad impersonificare  il progresso come un’ambivalente e discusso mostro e ,in chiave pirallendiana, ribadiva come l’evoluzione industriale porti inevitabilmente ad un’alienazione ed una disumanizzazione perenne.
Inoltre, viene evidenziato che un mondo che muore di inquinamento da iperconsumo continui a produrre e acquistare auto a testa bassa per alimentare la crescita economica. Se fisicamente è possibile, economicamente risulta utopistico , perchè vorrebbe dire continuare a sognare una macchina sportiva in un mondo iperinquinato invece di preoccuparsi dell'aspetto salutare. In pratica, il mondo simulato dal World3 continua a produrre anche quando non è più conveniente farlo, un mostro(il progresso) che divora se stesso.
Questo concetto espresso molte volte nella cultura cinematografica del XX secolo : dall’uomo alienato interpretato da Charlie Chaplin in “Tempi Moderni” (1936) rappresentato come “ingranaggio “di una macchina molto più grande (il consumismo ) fino ad arrivare all’immagine evocativa di un consumista che consuma sé stesso nell’intramontabile “L’alba dei morti viventi” (1968) di Cesar Romero.
La Notte Dei Morti Viventi di Romero: perché, dopo 50 anni, rimane ...

                               Scena tratta dal film "l'alba dei morti viventi"di Cesar Romero





Bibliografia:



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