MONOLOGO
PUNTATA 1
“Quando ero piccolo era come se vivessi dentro
un film di Wes Anderson.Era tutto colorato ,pieno di vita ed emozioni , magico
a tratti , d’altronde vivevo in un castello alla Grand Budapest Hotel
per intenderci.
Ogni volta che penso alla felicità penso al me di 5 anni ,spensierato e desideroso di conoscere ogni aspetto sociale che dominava il mondo fumettistico nel quale vivevo poi , mi sono svegliato.Tutti mi hanno sempre invidiato per i soldi che possedevo, o meglio che la mia famiglia possedeva,ma ero io a dover essere invidioso : si ritiene che senza problemi economici si abbia un pensiero in meno ,ma io dico che è meglio averne uno in più che non averli.
Ora a 25 anni sono uno scrittore o fingo di esserlo visto che ho scritto un unico libro ,sponsorizzato dai miei genitori, e considerando che nell’ultimo anno la mia quotidianità consiste nel farmi di acidi e parlare con i filosofi del passato: quasi sempre finisce con mie imprecazioni verso Nietzsche per avermi fatto prendere coscienza dell’insensatezza della vita.
Era come se ogni mia esperienza o addirittura ogni dialogo della mia vita avesse inevitabilmente corrotto la mia anima ed il mio essere fino a farmi imprigionare nella solitudine del mio nichilismo passivo :era come se ogni filo d’erba dell’ambiente che mi circondava nascondesse una radice malsana e velenosa.
La parte più emozionante della mia giornata, se cosi’ si può definire,era quando cercavo di rivivere la scena di "Trainspotting" ,quella in cui Mark Renton cade a terra con la musica a palla e con la sigaretta accesa e mentre la faccio solitamente vedo Leopardi che mi fissa quasi con aria soddisfatta , come se apprezzasse il mio rifiuto della vita: d’altronde anche lui si faceva di oppio, mica poteva giudicarmi.
Insomma ero triste,ma stavo cambiando, volevo cambiare”
Ogni volta che penso alla felicità penso al me di 5 anni ,spensierato e desideroso di conoscere ogni aspetto sociale che dominava il mondo fumettistico nel quale vivevo poi , mi sono svegliato.Tutti mi hanno sempre invidiato per i soldi che possedevo, o meglio che la mia famiglia possedeva,ma ero io a dover essere invidioso : si ritiene che senza problemi economici si abbia un pensiero in meno ,ma io dico che è meglio averne uno in più che non averli.
Ora a 25 anni sono uno scrittore o fingo di esserlo visto che ho scritto un unico libro ,sponsorizzato dai miei genitori, e considerando che nell’ultimo anno la mia quotidianità consiste nel farmi di acidi e parlare con i filosofi del passato: quasi sempre finisce con mie imprecazioni verso Nietzsche per avermi fatto prendere coscienza dell’insensatezza della vita.
Era come se ogni mia esperienza o addirittura ogni dialogo della mia vita avesse inevitabilmente corrotto la mia anima ed il mio essere fino a farmi imprigionare nella solitudine del mio nichilismo passivo :era come se ogni filo d’erba dell’ambiente che mi circondava nascondesse una radice malsana e velenosa.
La parte più emozionante della mia giornata, se cosi’ si può definire,era quando cercavo di rivivere la scena di "Trainspotting" ,quella in cui Mark Renton cade a terra con la musica a palla e con la sigaretta accesa e mentre la faccio solitamente vedo Leopardi che mi fissa quasi con aria soddisfatta , come se apprezzasse il mio rifiuto della vita: d’altronde anche lui si faceva di oppio, mica poteva giudicarmi.
Insomma ero triste,ma stavo cambiando, volevo cambiare”
PUNTATA 2
“ Ho pensato almeno un centinaio di volte di suicidarmi
cercando l’overdose o di appendermi al soffitto ma ogni volta che mi decidevo
pensavo a mia madre e alla sua reazione , avevo paura piangesse ,ero pur sempre
il suo unico figlio anche se non mi conosce per niente. Nessuno mi
conosce. Una volta l’uomo era bravo a nascondersi dietro le proprie
maschere ora non ne è più capace , ci prova ,ma si capisce immediatamente la
persona che c’è dietro. Penso di essere bravo a capire chi ho di fronte , se
uno sta mentendo o no , le emozioni che prova e quasi tutto ciò che pensa .Quasi
tutti sono esseri spregievoli, dico quasi perché odio generalizzare ma uno che
si salva non l’ho mai incontrato . Le uniche persone con cui parlo , e dico
parlo perché con gli altri fingo di parlare, sono le persone che incontro nei
miei viaggi catabasici , e quasi tutti sono morti. Quasi ogni sera do delle
feste nella mia villa , dico ai soliti due o tre conoscenti di spargere le voce e mi
ritrovo la casa piena di fantasmi che vogliono conoscere il mitico quanto
enigmatico scrittore dalla vena depressa .
Tutti si fingono interessati alla mia vita , la maggior
parte viene solo per fare foto con me o alla mia casa , per dire ad Instagram
“Guardate come sono importante “.Mi fanno tutti pena. Nessuno di loro ha
interessi , passioni o qualcosa per cui morirebbe ; la cultura , l’arte e la
storia , in quelle feste ,venivano "uccise". Tutti pensano di divertirsi , di
avere tanti amici , che il massimo della vita sia ubriacarsi in un villone e
questo gli basta per farli sentire importanti.A me no. Quanto vorrei essere
cosi’ ingenuamente banale .
Quella sera però fu diverso, io ero diverso , avevo come una
furia crescente nel mio sangue , un odio che bussava al cervello come
un’emicrania , una follia che trascendeva e trasformava i vari filosofi dei
miei viaggi in mostri , al posto di Marx vedevo Lucifero , al posto di Socrate
vedevo Alex DeLarge e cosi’ via.
Quella era la sera della mia vendetta”.
PUNTATA 3
“Entrai in camera da letto e trovai uno di quegli ectoplasmi
che stava rubando . Non ho neanche visto cosa stesse rubando , non mi
interessava per niente , mi serviva solo la scintilla ,dovevo trovare la siepe
per cogliere l’infinito.
Mi sentii leggerissimo, come quando scrivevo , sentivo la
morte crescermi dentro ed era la sensazione più forte che avessi mai provato.Gli saltai addosso e gli misi le mani al collo con la follia e la furia con il quale
Orlando distrusse gli alberi per il sentimento non corrisposto dall’amata , ma
non c’era nessuno a recuperare il mio senno sulla Luna anche perché sarebbe già
ammuffito.
Continuai a stringere, lui non riusciva neanche a
gridare.Tutti mi guardavano , facevano video,erano terrorrizzati. Penso che
fosse la prima volta che quella gente provasse emozioni.Tutti filmavano ,nessuno
provava a intervenire.Io ridevo .Ridevo tantissimo .Realizzai che quel momento
non l’avrei mai più vissuto e ho deciso di vivermelo fino in fondo , a tal punto
da non riuscire a spiegare a parole quello che provavo : era la stessa
ineffabilità che Dante descrive nell’impossibilità di descrivere Dio , quel “m’illumino
d’immenso”.
L'episodio finii su tutti i telegiornali , dappertutto .Mia madre non
mi chiamò mai , non mi chiese perché l’avessi fatto , cosa avessi provato o se mi servisse
qualcosa , niente di niente. In quei giorni mi sentivo vuoto , ma non vuoto
come prima ,mi sentivo davvero orribile . E se fossi sempre stato io il
problema ? Se mi fossi isolato io? Se io in primis non avessi mai provato a
conoscere nessuno , come posso giudicare meschini gli altri? Se il mio rifiuto
categorico fosse ancora più sbagliato dell’omologazione?
Nel giorno del processo non c’era nessuno , neanche mia
madre. Mi diedero 20 anni per omicidio doloso .
Non ho neanche reagito ,per me era indifferente .Il luogo dove vivere era
solo una convezione , io sarei sempre stato io dappertutto , purtroppo.Non
riesco ad accettare il fatto che possa essere io sbagliato , possa aver fatto
io solo errori.Non ho mai dato affetto , mai un minimo di amore , come avrei
potuto pretendere di essere felice ? Non mi interessava più.Lasciai una scritta
sul muro della mia cella “V è stato qui , mia madre non piange più.”.”
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